giovedì 16 dicembre 2010

Aikido e forma

Come persona ignorante le arti marziali ho una mezza considerazione – mezza domanda da fare…

…ultimamente è capitato di parlare e di sentir parlare di forma e di mitizzazione nell’aikido…e da qui mi sono venuti in mente un po’ di pensieri…

…ora, nell’aikido non dovrebbero esserci kata, giusto?!? Quindi in teoria troppi discorsi di forma, non dovrebbero neanche nascere…

Solo una volta mi è capitato di assistere ad un kata, ad un “allenamento” di un’altra arte marziale e sono rimasta “sconvolta” da quanto, un atto “puramente formale”, nei pochi gesti ripetuti per ore e nel silenzio, fosse denso di significato e pienamente concreto…cioè si sentiva molto bene quanto il kata fosse quasi una scusa, e che in quello che assistevo la forma diventava in realtà irrilevante…

…un po’ come dire che alla posizione seduta nello zazen, che di fatto è ritualizzata (cioè, nn è che una volta ci si siede, un’altra ci si rotola per terra, etc…), e che quindi è una sorta di “kata” nel senso che si ripete “sempre uguale a se stesso”, non è consequenziale che la nostra coscienza, la nostra mente, la nostra reattività debbano essere legate al puro gesto di come ci si siede…cioè lo zazen non si esaurisce con il gesto dello stare seduti e non incatena la mente in nessuna posizione, giusto?!?

…allora in realtà il kata, forse, non esiste mai e basta, se non come modo di comunicare ad un qualcuno il mio stato nel momento in cui sono osservato dall’esterno…la forma come il cartello “attenti al cane ” per chi non sa e passa…l’arte marziale è sempre e in qualsiasi caso al di là della forma…indipendentemente dal nome della mia via (aikido o altro)…

…che poi ci si fissi con la forma e si scambi la pratica del kata con la pratica dell’arte marziale, questo probabilmente può accadere anche in aikido?!?

mercoledì 3 novembre 2010

Novembre a Roma con Tada Sensei

Descrivere un'esperienza non è viverla. Assaggiare il sapore dello zucchero è completamente diverso dall'idea che qualcuno si potrebbe fare dalla mera descrizione dello stesso senza averlo mai provato. E' possibile immergersi nell'aikido, nell'aikido del M°Tada, solo praticandolo sotto la sua direzione. E non è un aikido qualsiasi: è il massimo livello. E' così raffinato che più si va avanti più si scoprono cose nuove. Per fare un paragone è come se un pittore mano a mano che si addentra nell'arte scopre sempre nuove sfumature di colore, il suo occhio "vede di più", cosa che chi è alle prime armi non riesce a fare....le pitture prendono vita e arrivano a far commuovere (muovere con, insieme all'artista) chi ammira le sue opere.
Si, poi abbiamo fatto le tecniche, ma è da matti apprezzare una pittura guardando ai pennelli che sono semplici strumenti.
L'aikido è per tutti ma non tutti sono per l'aikido.
Grazie Sensei

mercoledì 27 ottobre 2010

Appunti sullo stage a Milano

Nel fine settimana passato, un folto gruppo di praticanti di aikido del dojo Mu gen (due) si è messo in marcia a cavallo di una Polo grigia per partecipare allo stage tenuto dal M° Tada Hiroshi.
Premesso brevemente che il maestro ha fornito, come al solito, dimostrazione di un aikido di livello assoluto e che ci siamo allenati veramente bene (nessun problema di sovraffollamento sul tatami), vorrei dedicare queste poche righe per riportare una spiegazione sulla quale il maestro si è dilungato particolarmente.
Questa riguarda lo spirito con cui si deve praticare ed è collegata con la percezione chiara del proprio Kekkai.
A tal riguardo ciò che tori deve aggiungere (tra gli altri elementi che non prenderò ora in considerazione) alla pratica nuda e cruda delle tecniche è un forte senso di espansione della propria energia interna
direzionata verso uke, il quale dal canto suo ha da porre attenzione sul proprio kekkai e percependo questa "carica" non può far altro che attaccare.
Mettere questo tipo di intenzione è importante per più di una ragione:

  • presuppone lo studio della capacità di indirizzare il proprio ki e di come affinare il senso del tatto (allargato oltre i confini fisici del proprio corpo)
  • tori in questo modo non subisce un attacco, ma lascia che uke lo attacchi, in tal modo rimane al centro dell'azione, centro attorno al quale uke ruota come un satellite
  • tori crea qualcosa, non attende passivamente lo svolgersi degli eventi.


giovedì 7 ottobre 2010

Il significato della vita

Chi ci fornisce una bellissima spiegazione di questo fondamentale quesito non è un mistico, un filosofo o un grande studioso, ma un comico americano, Bill Hicks



Testo del video:

"La vita è come un giro sulle montagne russe al luna park, e quando tu ci sali pensi sia reale, perché questa è la forza delle nostre menti.
Si sale, si scende, si ruota su sè stessi... ci sono momenti spaventosi e altri più rilassanti ed è tutto così colorato..ed è tutto molto rumoroso e divertente, almeno per un pò. Alcuni sono stati sulla giostra molte volte e, quindi, hanno iniziato a chiedersi: “É tutto vero... o è soltanto una giostra?” e altre persone se ne sono ricordate e si sono rivolte a noi dicendoci: "Hey, non preoccupatevi, non abbiate mai paura. Perché è soltanto una giostra." E abbiamo ucciso quelle persone. Fatelo tacere, ho investito un mucchio di soldi in questa giostra, fatelo tacere! Guardate la mia fronte corrugata dalla preoccupazione... guardate al mio grande conto in banca, e alla mia famiglia...
questo deve essere reale... É soltanto una giostra. Ma uccideremo sempre quegli uomini buoni che cercheranno di dirci “Ve ne siete mai accorti di questo?”. E noi permettiamo che i demoni possano spargere il caos. Ma non importa... perché è soltanto una giostra, e possiamo cambiarla ogni volta che vogliamo. É soltanto una scelta. Nessuno sforzo. Nessun lavoro. Nessun impiego. Nessun risparmio di denaro.

Soltanto una scelta, proprio adesso.

Tra la paura e l'amore."

mercoledì 22 settembre 2010

The Primacy of Consciousness - Peter Russell

Presentation given at "Physics of Consciousness" conference, Virginia, 2004, in which Peter Russell explores the mystery of consciousness from both scientific and mystical perspectives, showing how light is intrinsic to both, and giving a coherent argument as to why consciousness is fundamental essence of the cosmos.








http://video.google.com/videoplay?docid=7799171063626430789#

domenica 19 settembre 2010

FOLLIA CONTROLLATA

(Citazione dal libro di Carlos Castaneda "Una Realtà Separata")

DON JUAN:
«E' possibile insistere, insistere in modo conveniente, anche se sappiamo che ciò che stiamo facendo è inutile» disse sorridendo. «Ma dobbiamo sapere prima di tutto che le nostre azioni sono inutili e tuttavia dobbiamo procedere come se lo ignorassimo. Questa è la follia controllata dello sciamano. (...)
Sono felice che tu, alla fine, mi abbia chiesto della mia follia controllata dopo così tanti anni, e tuttavia non mi sarebbe importato se non me lo avessi chiesto. Ma ho scelto di essere felice, come se fosse importante il fatto che tu me l'abbia chiesto, come se fosse importante il fatto che ci tenga. Questa è la follia controllata!»

Ridemmo entrambi molto forte e lo abbracciai. Trovavo meravigliosa la sua spiegazione, anche se non la capivo per niente. (...)

CARLOS CASTANEDA:
«Con chi eserciti la follia controllata, don Juan?» chiesi dopo un lungo silenzio.
Fece una risatina.

DON JUAN:
«Con tutti!» esclamò sorridendo.

CARLOS CASTANEDA:
«Allora, quando scegli di metterla in pratica?»

DON JUAN:
«Ogni singola volta che agisco.»

A quel punto sentii che avevo bisogno di riepilogare e gli chiesi se follia controllata significasse che le sue azioni non erano mai sincere, ma erano solo gli atti di un attore.

DON JUAN:
«Le mie azioni sono sincere,» disse «ma sono solo gli atti di un attore.»

CARLOS CASTANEDA:
«Quindi tutto ciò che fai deve essere follia controllata!» esclamai sinceramente sorpreso.

DON JUAN:
«Sì, tutto» rispose.

CARLOS CASTANEDA:
«Ma non può essere vero» protestai «che ogni tua azione sia solo follia controllata.»

DON JUAN:
«Perché no?» ribattè con espressione misteriosa.

CARLOS CASTANEDA:
«Ciò equivarrebbe ad affermare la tua indifferenza verso tutto e tutti. Prendi me, per esempio. Intendi dire che non t'interessa se divento o no un uomo di sapere, o se vivo, o muoio, o faccio qualsiasi cosa?»

DON JUAN:
«Vero! Non mi importa. Sei come Lucio, o chiunque alro nella mia vita, la mia follia controllata.»

Provai una strana sensazione di vuoto. Ovviamente non c'era ragione al mondo per cui don Juan dovesse avermi a cuore, ma, d'altra parte, avevo quasi la certezza che tenesse a me personalmente; pensavo che non potesse essere altrimenti, poiché mi aveva sempre prestato la massima attenzione in ogni momento trascorso insieme. Mi venne il sospetto che forse don Juan diceva quelle cose solo perché era seccato con me. Dopotutto, avevo abbandonato i suoi insegnamenti.

CARLOS CASTANEDA:
«Ho l'impressione che non stiamo parlando della stessa cosa» osservai. «Non avrei dovuto usare me stesso come esempio. Intendevo dire che deve esserci qualcosa al mondo a cui tieni in un modo diverso dalla follia controllata. Non credo che sia posssibile continuare a vivere se non c'è nulla che per noi conti veramente.»

DON JUAN:
«Questo vale per te» disse. «Le cose importano a te. Mi hai chiesto della mia follia controllata e ti ho detto che tutto ciò che faccio per me e per i miei simili è follia, perché niente è importante.»

CARLOS CASTANEDA:
«Il punto è, don Juan: come puoi continuare a vivere se non c'è nulla di cui ti importi? ... Voglio veramente sapere; devi spiegarmi cosa intendi dire.»

DON JUAN:
«Forse non è possibile» rispose. «Alcune cose nella tua esistenza ti interessano perché sono fondamentali; le tue azioni sono sicuramente importanti per te, ma per me non c'è più neppure una singola cosa che sia rilevante, né i miei atti né quelli dei miei simili. Continuo a vivere, tuttavia, perché ho il mio intento, perché l'ho temprato per tutta la vita finché è diventato chiaro e integro e ora non m'interessa che alcunché conti per me. Il mio intento controlla la follia della mia esistenza. (...)
Quando un uomo ha imparato a vedere, si trova solo al mondo, con nient'altro se non la follia. ... I tuoi atti, come quelli dei tuoi simili in generale, ti sembrano importanti perché hai imparato a pensare che lo siano. (...)
Non ho detto senza valore, ho detto non importante. Per esempio, per me non c'è modo di dire che i miei atti siano più importanti dei tuoi, o che una cosa sia più necessaria di un'altra, perciò tutte le cose sono uguali ed essendo uguali non sono importanti.»

Gli chiesi se intendesse dichiarare che ciò che aveva chiamato "vedere" era in effetti un "modo migliore" del mero "guardare alle cose". Rispose che gli occhi degli uomini possono svolgere entrambe le funzioni; l'una non è migliore dell'altra, ma addestrare i propri occhi solamente a guardare era, a suo parere, una rinuncia inutile e disonorevole.

sabato 18 settembre 2010

Aikido e Assoluto

Colgo l’occasione per provare a chiarire alcuni dubbi che mi frullano in testa dallo Stage del maestro Tada alla Spezia e che, in parte, si sono rafforzati dopo la lettura di uno dei testi di M. Fukuoka.

Spesso si parla di assoluto, di movimento assoluto, nell’aikido e volevo fare due domande:

  • Prima (dalla risposta forse scontata): praticare aikido è un’operazione di pulizia?!? Dall’inizio alla fine si tratta di misogi e quindi di un’educazione all’assoluto?!?
  • Seconda: M. Fukuoka fa notare che l’assoluto non è l’insieme “….di contraddizioni, un miscuglio di bello e brutto, di bene e male di forza e debolezza…”, poiché questo implica già una nota di relativismo. Non si tratta di un unire cose divise perché l’universo, l’assoluto è già un tutto unico. Di fatto l’assoluto “semplicemente” comprende e trascende tutto ciò, risultando però, inesprimibile.
    Quella che resta è la cosiddetta “…ottica del MU… quella della gente prima di diventare consapevole di sé...”( prima di vedere chiaramente un “sé” distinto da un resto che è percepito come altro, almeno così ho interpretato).
    Risulta quindi che per “capire” cosa sia l’assoluto è necessario “spolverare” lo stato naturale di mushin e di mantenerlo costantemente, respirando, agendo e pensando come assoluto, essendo universo.
    Ora, se ciò che resta è il “non sapere, il non dire, il non fare, il non possedere”…si tratta di una via puramente ascetica?!?
    E’ possibile essere perfettamente immersi nella vita quotidiana con il suo bello ed il suo brutto (pensiero RELATIVO) essendo contemporaneamente in uno stato di mushin?!?
    Del resto, “…I miei pensieri potevano essere cambiati, ma questo non voleva necessariamente dire che avessi attraversato un cambiamento fondamentale di vita”…ovvero il solo "sentire istantaneamente" come stanno le cose non serve di per sé a cambiare niente…
    La via per arrivare ad avere coscienza dell’assoluto è una via naturale?!? Se è così che senso ha parlarne? Tanto prima di farne esperienza non posso capire di cosa si tratta…
    E’ un po’ come chiedere ad ogni mia singola cellula di avere piena coscienza di tutto il corpo…forse biologicamente/fisiologicamente è così, ma io non ne sono cosciente, o almeno la mia testa non lo vede/sente. Se io sono già assoluto/universo a che mi serve saperlo in maniera conscia…cioè, anche se non lo so mica ci perdo niente...

Scusate, ho un po’ di confusione in testa…

Beatrice

Ieri sera

Ieri sera sono uscito con un gruppo di amici e visto che tornavo dall'allenamento, uno di essi mi ha posto alcune domande sull'aikido e soprattutto sulla differenze con le altre arti marziali.
In quel particolare momento mi è venuto in mente un aspetto tra tutti, così ho cercato di spiegargli:
"Allora....semplificando parecchio, nelle altre arti marziali c'è una distinzione netta tra attacco e difesa, per cui uno attacca l'altro si difende e contrattacca e così via; nell'aikido non è ben netta la distinzione perchè chi pratica dovrebbe unirsi all'altro in maniera tale che non ci sia più attacco e difesa ma solo un movimento".
Anche cercando di spiegarlo nel modo più semplice era evidente che non mi avesse capito (potevo scorgere benissimo il cespuglio che rotola nel deserto, alternato alle scimmiette che si spulciano, tra le pieghe della sua espressione) e allora frugo nei ricordi cercando un esempio chiarificatore e ne scorgo uno apparentemente adatto:
"Non è tanto complicato come sembra, pensa che io incontri Matteo e noi spontaneamente ci diamo la mano; tu dall'esterno potresti dire se io ho dato la mano a Matteo oppure lui l'ha data a me?"
Eccola!
Si accende una scintilla in faccia al mio amico e capisco subito che il concetto è passato!

martedì 7 settembre 2010

A proposito di Concentrazione

Proseguendo il discorso della concentrazione forte anche delle ultime letture sull'origine ed evoluzione delle così dette culture orientali ho trovato in questi due video qualcosa che ritroviamo anche in quello che si è sviluppato nel filone dell'aikido..e di cui si parlava qualche post fa....

http://www.youtube.com/watch?v=Vz_KnpEoMTY

Un altro contributo che mi è sembrato valido dello stesso autore sono alcune parole su come riconoscere il proprio maestro...

http://www.youtube.com/watch?v=oNDROPG6v7s

sabato 4 settembre 2010

Piccolo esercizio

Consiglio a tutti di vedere il film "Metropia", applicando questa piccola tecnica considerarlo non un racconto di fantasia, ma come una descrizione effettiva della nostra realtà.
Poi vediamo quali sono le riflessioni che ci spuntano tra le piegucce del cervello........

giovedì 2 settembre 2010

Rientro dalla maddalena

Ciao a tutti....
sono rientrato da qualche giorno dallo stage tenutosi alla Maddalena(sardegna).
L'esperienza è stata meravigliosa sia dal punto akidoistico che di relax e vacanza.
Sorvolando le bevute di birra sarda, le mangiate di pesce e il mare stupendo e l'ottima compagnia internazionale.....
lo stage si è svolto sotto gli insegnamenti dei maestri Martufi e Villaverde che come a solito a ottimo livello hanno lavorato tutta la settimana fissando punto per punto quei concetti fondamentali dell'aikido quali l'unione armonica e precisa tra il movimento delle mani e dei piedi in ogni tecnica e quel momento che separa la marzialità del gesto con lo sviluppo dei movimenti dell'aikido. Per spiegarmi meglio per ogni attaco si è puntato molto sul primo spostamento ad evitare l'attacco ed il primo gesto di difesa da dove poi sarebbero nate tutte le tecniche finalizzate all'unione tra tori e uke.
Abbiamo lavorato abbastanza son jo e bokken ma soprattutto è stato fatto molto per ribadire l'atteggiamento e il corretto modo di spostarsi di uke, senza del quale (se lavora male) non c'e' possiblità di studiare correttamente.
Un accento particolare è stato poi messo dal M° Minegishi: uno spettacolo di per se vedere una donnina di 1 metro e50 di settanta anni muoversi come un grillo sul tatami. Al di la dei cazziatoni a suon di calci nelle palle e pugni(per fortuna non portati a segno) ogni volta uke si muoveva lento o mostrava parti vulnerabili durante il suo attacco.
Il suo aikido, poco basato sui movimenti della spada, era incentrato sulla relazione tra l'equilibrio e lo spazio che va percepito costantemente durante un attacco e guidato con elasticità e senza rigidità ed eccessiva forza.

Per il reso ve lo racconto al dojo
PS: c'era un sacco di gnocca!!!!!!

sabato 14 agosto 2010

Allenare la sensibilità

Ricordo innanzitutto che stiamo parlando dell'uso dei cinque sensi, non della capacità di intenerirsi ascoltando l'ennesima storia di cuccioli smarriti al TG5.
Ciò detto passiamo ad un'altra considerazione un po' più interessante, a meno di lesioni ognuno di noi utilizza quotidianamente i cinque sensi (più altri forse assopiti se non morti del tutto), per cui non dovrebbe suonare così assurdo allenarli per renderli più efficaci.
Nell'ambito della pratica dell'aikido ci sono stati presentati molti esercizi specifici, con una forte preponderanza nello studio del tatto, però vorrei in questa occasione proporre un'idea ulteriore per studiare i sensi praticamente in ogni situazione. La chiave di questa proposta è l'attenzione, occorre provare a porla nell'atto di usare uno dei sensi (noi li usiamo comunque in continuazione, non è che decidiamo di "iniziare" a farlo) ed inizialmente credo sia più facile procedere scegliendo un elemento specifico, alcuni esempi potrebbero chiarire quello che intendo:

- per il tatto, mentre stiamo camminando provare a sentire il vento sulla pelle, non importa per quanto sia lieve, l'umidità e il calore
- per l'udito possiamo o scegliere un suono qualsiasi e "ricercarlo" nei dintorni o registrare i suoni e i rumori che ci circondano oppure, infine, cercare di sentire chiaramente i silenzi nel marasma continuo che avvolge la vita attuale
- per la vista penso che l'uso dell'attenzione sia collegato con la capacità di ricordare, quindi occorre esercitarsi ad osservare e successivamente richiamare alla mente con il maggior grado di dettaglio possibile (oppure, e prendo in prestito un esercizio insegnatomi anni fa, potremmo provare a guardare la TV senza perdere la coscienza che i nostri occhi sono puntati ad una scatola di plastica)
- per il gusto e l'olfatto confesso non riesco a trovare esempi soddisfacenti, magari qualcuno avrà una buona idea, posso però suggerire un giochino stupido per mostrare come questi due sensi siano particolarmente interconnessi: se provate a bere ad esempio un caffè con il naso attappato, non avrà alcun sapore! (o magari ce l'ha e basta allenarsi bevendo e mangiando col naso chiuso).

giovedì 5 agosto 2010

Riconoscere lo stato di anjo daza

Nel descrivere questo punto premetto due punti assolutamente fondamentali: primo, per riconoscere uno stato dell'essere (non spaventatevi per l'espressione si tratta di roba semplice come sonno, veglia, innamoramento e anche l'essere incazzati perchè no) bisogna averlo provato sulla propria pelle (ma anche nel sangue, nei tessuti, nei pensieri, ecc.); secondo, dopo aver soddisfatto il punto primo, bisogna trovare il modo per trasporre in parole l'esperienza provata, compito notoriamente impossibile da portare a termine e per il quale si può solo procedere per approssimazioni successivi e metafore, sperando di beccare quelle giuste che spingano "il bottone giusto" nella mente di chi le riceve.
Ciò detto passo ad elencare una serie di indicazioni, piuttosto grossolane, che ho raccolto per me stesso nei tentativi di sperimentare l'anjo daza e nei successivi ragionamenti sui tentativi stessi:

- è necessario rallentare il flusso dei pensieri e questo accade da sè, avendo la pazienza di aspettare, basta non fare nulla (comodo no?)
- non bisogna dormire, sia in senso letteral-ronfante sia come ottundamento delle facoltà cognitive (esempio: guardando la tv dopo un periodo piuttosto breve il flusso di pensieri si arresta alla grande, ma è sicuro che la direzione è quella sbagliata)
- occorre osservare due cose, o meglio due insiemi, ciò che accade dentro di noi e quello che invece si trova all'esterno, senza che questo crei o rafforzi lo scorrere dei pensieri.
Queste tre fasi si alternano inesorabilmente finchè ipotizzo, con l'aiuto anche di autori infinitamente più preparati ed esperti, che succeda qualcosa di "magico" per cui questi elementi si fondono (o scompaiono per quanto ne so) in qualcosa di nuovo, che potrebbe essere anjo daza.
La cosa divertente è che tutto il lavoro, la ricerca, gli sforzi potrebbero risultare completamente inutili, poichè gli stati dell'essere hanno la simpatica caratteristica di presentarsi da se (anche se noi umani nel nostro non voler proprio accordarci con la natura abbiamo inventato le droghe), inaspettatamente, magari mentre ordini un long island al bar o ti stai scaccolando, sbeffaggiando
tutti gli incensi le musichine new age le meditazioni e gli altarini collezionati con tanta fatica e dedizione.
Quindi è meglio non esagerate con gli sforzi o con le pretese, ma d'altro canto non siate troppo sguaiati e pigri, anche se poi è bene tenere a mente che le istruzioni possono non servire ad una cippa.

sabato 31 luglio 2010

La concentrazione

Il M° Tada usa il termine concentrazione continuamente durante le spiegazioni ed anche se ho intuito fin dall'inizio che non si riferiva all' attività di sforzo nel mettere la propria attenzione, che normalmente vi viene associata, non avevo alcuna idea riguardo ad una possibile definizione alternativa.
In questi giorni mi è venuto in aiuto un libro scritto da un maestro zen e intitolato, guarda un po', "La pratica della concentrazione", nel quale sin dalla prima pagina si spiega come per concentrazione s'intenda la condizione in cui si trova la mente quando il flusso di pensieri inizia a rallentare e si percepiscono le pause tra di essi. In qualche modo questa componente è definita come quella "passiva" dello zazen poichè ad essa si accompagna uno stato simile alla sonnolenza chiamato kontin. La componente "attiva" è l'ossservazione e le due nella pratica si alternano finchè non si fondono nello zazen.

Nella mia non molto assidua pratica devo dire che mi sono focalizzato solo sulla concentrazione (sarà per questo che sono sempre mezzo addormentato? :), ma grazie a queste nuove "istruzioni" posso sperimentare un nuovo aspetto dello zazen (e quindi dell'aikido).

domenica 25 luglio 2010

Stage a La Spezia

Appena tornato dallo Stage estivo del M° Tada ho pensato di scrivere un diario di queste due settimane, ma ora mi piace di più l'idea di condensare nei limiti di quanto compreso quelli che sono stati gli insegnamenti impartiti in questa occasione, un promemoria da elaborare in maniera approfondita in post successivi.

Con riferimento alla prima settimana di pratica, KI NO RENMA:

- praticare la concentrazione
- riconoscere lo stato di an jo daza
- allenare la sensibilità, nel senso di percepire informazioni molto sottili in qualche modo "trasmesse" dalle persone
- uso delle armi come strumento di allenamento della mente/spirito

Con riferimento alla seconda settimana di pratica, STAGE INTERNAZIONALE DI AIKIDO:

- saper distinguere l'applicazione dei concetti spiegati per il mondo fisico da quelli per il mondo della mente/spirito
- allenare la sensibilità, nel senso di affinare i cinque sensi e in special modo il tatto (massima importanza a livello fisico hanno i palmi delle mani e le piante dei piedi)
- percepire il proprio kekkai
- capire come le tecniche nascano in dipendenza dalla inclinazione della mano, o di entrambe, poste ad uke
- collegare la rotazione delle braccia, mostrata in quattro modi distinti, alle tecniche mostrate (mondo fisico) e alla tecnica meditativa di pulire lo specchio della mente (mondo della mente/spirito).

Questo è quanto ricordo al momento ma il post è più che suscettibili di correzioni aggiunte e cancellazioni...prossimamente cercherò di spiegare i punti sopraelencati ad uno ad uno.

mercoledì 7 luglio 2010

Sabato 3 Luglio

Sabato 3 Luglio il dojo Mu Gen si e' trasferito in montagna!
Eccovi il racconto di una meravigliosa giornata:
Partiamo da Umbertide verso le 9.00, direzione un agriturismo alla base del Monte Acuto, che guardiamo sospirando pensando alla fatica del salire fino lassu'.
E dopo circa un'ora e mezza di cammino arriviamo in cima. Il sole gia' picchia, tante mosche a ronzarci intorno, i cavalli sullo sfondo e intorno a noi un panorama mozzafiato.
Inizia l'allenamento con il bokken: qualcuno l'ha dimenticato, ma ci si arrangia con i rami degli alberi.
Dopo due ore la prima tregua: si scende di quota e finalmente si mangia!
Si riparte verso le 15.00 per tornare all'agriturismo. Sono le 16.00 quando inizia la seconda parte dell'allenamento sul prato: ancora bokken e poi aikido!
C'e' stanchezza, c'e tanta sete, ma termina anche questa seconda parte e alle 18.00 circa iniziano gli esami di 5 e 3 kyu. Altre due ore di allenamento. E' dura, ma la meta sono anche una doccia e fiumi di vino!

E' stata una giornata bellissima. Grazie a tutti.

domenica 4 luglio 2010

Allenamento di lunedì

Chi è disponibile per iniziare l'allenamento di lunedì un po prìma? direi alle 18:30?

giovedì 1 luglio 2010

allenamento+ per venerdì 2 luglio

Venerdì 2 luglio, io prolungherò l'allenamento. Inizio alle 18e30, potremmo rivedere anche qualche tecnica d'esame... chi viene?

martedì 29 giugno 2010

Allenamento all'aperto

Il 3 luglio il dojo Mu Gen si trasferisce all'aperto per un allenamento speciale!
Si inizia alle nove con escursione verso la cima del monte Acuto (zona Umbertide), si prosegue con allenamento con le armi, pranzo al sacco, discesa e trasferimento verso agriturismo situato nelle vicinanza, allenamento di aikido con esami finali e per finire cena e sbraco totale (per chi sopravvive ai punti sopra menzionati).

lunedì 28 giugno 2010

Stage a Pitigliano

Il fine settimana appena passato ci ha visto partecipare allo stage tenuto dal M°Anzellotti, presso il dojo Tada Juku di Pitigliano.
Nonostante il caldo e l'umidità opprimenti posso dire che ci siamo davvero divertiti, grazie anche all'ospitalità dei nostri amici toscani, alla simpatia del numeroso gruppo di praticanti arrivati da Roma e da Latina, al cibo e per ultimo, ma non in importanza, al vino locale immancabile e abbondante!

P.S.
La mia stima e simpatia vanno a quei coraggiosi che domenica dopo due ore di allenamento hanno proseguito con un esame durato più di 5 (CINQUE) ore!

martedì 22 giugno 2010

Stage 26-27 giugno

Il Mu Gen si prepara a partecipare allo stage tenuto dal Maestro Anzellotti presso il dojo Tada Juku di Pitigliano questo fine settimana!
La prossima settimana il resoconto delle due giornate di allenamento.....