giovedì 29 dicembre 2011

...a volte tornano!

Spesso il rapporto tra persone sembra si possa rappresentare come la catena del DNA, vista in maniera bidimensionale.
Persone che seguono la propria strada, la propria vita e che anche se rimangono fisicamente e/o mentalmente lontane, restano sempre legate da un filo di esperienze comuni.
…o più semplicemente “a volte ritornano”…

Mercoledì 21, al Mu Gen di Bastia c’è stato un allenamento particolare grazie alle persone che alle 20:00 sono salite sul tatami.
Vecchi e nuovi praticanti del Mu Gen si sono ritrovati a praticare assieme legati proprio dall’aikido e dall’aver praticato in un passato più o meno recente ad uno stesso dojo.
Per alcuni è stato un vero tuffo nel passato e l’occasione di rivedere vecchi amici non solo per parlare e passare una bella serata insieme, ma per ritrovarsi nella pratica, per altri, i più giovani del dojo, un’esperienza per confrontarsi con tanti altri praticanti, come normalmente non è facile fare.
Da parte mia posso dire che non erano molti i ragazzi che conoscevo e non sono riuscita a praticare con tutti i nuovi/vecchi, ma due sono le cose che posso riportare con un sorriso: la prima è l’impressione che in un dojo pieno (non affollato, ma comunque pieno) si pratichi meglio che in un dojo con meno persone, la seconda è che ho rivisto la mia prima insegnate di aikido, Chiara…in realtà ho fatto pochissime lezioni con lei, ma…come si dice…la prima volta non si scorda mai…e io ricordo benissimo le tecniche proposte nella serata, lo svolgimento della lezione e le chiacchiere negli spogliatoi di quella lezione di aikido del 12/09/2007.
Dopo l’allenamento la serata è continuata molto piacevolmente in pizzeria, su una tavola personalizzata dai segnaposto natalizi con firma Mu Gen (!) fino ad arrivare alla degustazione di una delle tante tipologie di vodka polacche che da un anno a questa parte accompagnano tutti i nostri incontri a sfondo“gastronomico”.
I commenti raccolti sull’iniziativa sono stati entusiastici, sia da parte dei vecchi sia da parte dei nuovi praticanti, tanto che si sta già pensando all’organizzazione di un altro allenamento comune.
Insomma, grazie a chi ha organizzato, a tutti i livelli, l’incontro di mercoledì e grazie a chi ha praticato, rendendo nei fatti possibile lo svolgimento dell’allenamento in maniera ottimale e piacevole la serata insieme: lo Yeti (Alessandro), Anna, Chiara, Ermanno, Fabio, Federico, Filippo, Francesco, Giacomo, Gianfranco, Giorgio, Jacopo, Massimiliano, Massimo, Michelangelo, Nicola, Paolo, Patrick, Pierpaolo, Riccardo e Valentina.
In attesa del prossimo incontro, un saluto a tutti quelli che non sono potuti venire per motivi di salute, di lavoro o per impegni familiari.



Arrivederci alla prossima!

martedì 6 dicembre 2011

PITIGLIANO 3 e 4 dicembre.

C’è una prima volta per tutto e il 3 e il 4 dicembre per me hanno rappresentato la prima volta di uno stage con la maestra Donatella Lagorio.

E’ stata una bella esperienza e avendo seguito finora lezioni tenute solamente da maestri uomini…bhe’…le donne sono diverse (non dico migliori, ma diverse)…

….anni fa ho sentito un tizio che diceva “è bellissimo quando si vedono delle donne arrampicare, generalmente riescono meglio degli uomini, perché, avendo meno forza muscolare nelle braccia utilizzano meglio quello che serve veramente nell’arrampicata: testa e gambe; sono più precise, si muovono quasi come farfalle”…

…ecco…lo stage è stato un po’ così, un misto di energia, grande precisione, chiarezza nelle spiegazioni, entusiasmo e leggerezza per due lezioni di oltre tre ore ciascuna scorse in maniera piacevole e veloce.

Di cose su cui riflettere o di momenti piacevoli e di studio ce ne sono stati tanti, riporto qua solo alcuni dei concetti e delle frasi che mi sono rimasti impressi (tralasciando tra l’altro di raccontare tutto ciò che ha reso piacevole lo stage al di là delle lezioni, in primis l’accoglienza di Elena, maestra al dojo di Pitigliano)…*

  • A volte capita di sentire tra praticanti, o di leggere su qualche articolo, che la pratica dell’aikido serve anche ad imparare a sopportare il dolore, come se piccole dosi di indolenzimento “quotidiano” potessero poi vaccinare nei confronti di una allenamento impegnativo fisicamente e potessero aiutare alla sopportazione del dolore. E questo è un concetto che troppo spesso viene equivocato. …la maestra Lagorio ci ha ricordato che quando non ascoltiamo il nostro corpo, prima o poi questo “si ribellerà” facendoci pagare il conto con tutti gli interessi, e che quindi spesso e volentieri farsi male e sopportare il dolore non ha alcun senso se non quello di non capire e rispettare il proprio corpo: non risparmiarsi nella pratica non significa quindi sfociare nel masochismo. Anzi, probabilmente praticare aikido significa anche sapersi fermare quando necessario, rallentare anche quando il nostro entusiasmo o senso del dovere ci vorrebbero far proseguire, capire ed accettare il momento presente, anche quando è fatto di qualcosa che non ci piace (farsi male e starsene a riposo per il tempo necessario). Chi critica il fatto che “fa bene sopportare il dolore”, spesso lo fa dicendo che la sopportazione va a discapito della propria sensibilità. Nella mia (fortunatamente) piccola esperienza ho sperimentato invece che se mi faccio male e sopporto dolore, non imparo a reggere meglio la sofferenza fisica anzi, mi sensibilizzerò sempre più abbassando la mia soglia di sopportazione tanto da avere poi paura di provare nuovamente dolore da non voler più nemmeno rischiare. …quindi: praticare con costanza dando tutto quello che si può alla pratica con gli altri e imparare a conoscersi ma anche a fermarsi, in caso di necessità…tanto, che senso ha affannarsi per una pratica che va gustata come una bottiglia d’acqua d’estate: bella e “vitale”, ma che tanto “non scappa via”, fra 10, 20 o 30 anni ne avrò comunque bisogno…perché berla tutta insieme???? …e comunque le conseguenze della sopportazione del dolore non sono sempre positive: danni fisici, diminuzione della propria sensibilità o nascita/rafforzamento di paure.
  • Altro punto: in aikido si fanno sempre le stesse cose, possono passare 50 anni di pratica facendo sempre le stesse cose e senza mai annoiarsi: questa è una delle cose che più mi hanno affascinato di questa disciplina, sempre uguale e sempre diverso…e per questo senza una fine J…fai sempre le stesse cose, ma ogni volta con una capacità, una conoscenza di se stessi ed una consapevolezza sempre diverse: quasi un metodo, non solo una disciplina. E probabilmente quando si riesce a sentire l’aikido, poi rimane qualcosa dentro che esce fuori in un momento di riflessione, durante una cosa bella o una brutta, durante un movimento, anche al di fuori del tatami.

... “quando stiamo bene, a partire dalla posizione in seiza iniziale, dalla schiena dritta e dalla respirazione, lì inizia il dojo”...

...“a volte vedendo alcuni video la gente dice “si sono messi d’accordo” e questo è un complimento, perchè magari ci sono voluti 20 anni per mettersi d’accordo perchè non si tratta di una farsa”...

* Preciso di non riportare fedelmente le parole della maestra Lagorio, ma quanto ricordo dallo stage assieme a mie riflessioni.