domenica 22 maggio 2011

Aikido...e non solo...

Probabilmente è capitato a tutti di trovare delle similitudini tra la pratica dell’aikido e quella di altre attività apparentemente lontane o semplicemente di ritrovare degli aspetti dell’aikido nell’ambito della vita di tutti i giorni.
Forse capita tanto spesso perché (nella mia esperienza) l’aikido è “banale”, nel senso che non fa altro che spingerci a conoscere noi stessi e ciò che ci circonda…insomma è un po’ come dire “la vita”, non puoi non ritrovarlo un po’ in ogni dove.
Una cosa che però mi ha incuriosito è la vicinanza che può essere riscontrata, sia a livello “filosofico”, che fisico, dell’aikido con una particolare attività: quella del treeclimbing.
Il treeclimbing non è altro che una tecnica di risalita sugli alberi mediante corde e la movimentazione all’interno della chioma per poter effettuare lavori di potatura, o in caso di piante gravemente malate o morte, di abbattimenti, senza l’uso di macchinari quali piattaforme aeree, che oltre a problemi di costi, presentano, peculiari problemi di ingombro (non possono arrivare ovunque), di inquinamento e costipamento del terreno. Si tratta comunque di una tecnica di arboricoltura in ambito cittadino o antropizzato, non in ambienti naturali come i boschi o le foreste.

“Arboriculture more than any other profession demands an equal amount of physical and mental work. This is a unique feature of arboriculture. Playing a musical instrument comes close to arboriculture in this way because playing an instrument demands a keen union of mind and muscle. And, again, like playing a musical instrument, arboriculture cannot be learned from a book. You must touch the instrument. You must touch the tree.”…e questa è l’arboricoltura.

Ecco alcuni degli aspetti che mi sembra vi siano in comune tra le due attività:



  • l’uso del tatto è fondamentale, è alla base, non si può conoscere una pianta, e io aggiungo, o anche un animale o una persona senza toccarla…e se non conosci l’albero prima di salirci c’è poi il rischio che ti ammazzi;

  • per mettersi in contatto con un albero si può e si deve usare tutto, tatto, vista, odorato, udito, solo le parole, forse, sono un di più;

  • si tratta di uno specchio, non ci sono terzi che ti facciano sicura, è una prova sincera e “definitiva” tra te e l’albero, se non c’è unione non sali;

  • non puoi mai dare niente per scontato, non arrivi mai a sapere o a saper fare alcunché in maniera definitiva, si tratta del rapporto tra due esseri viventi e perciò in continuo mutamento;

  • l’albero non è una parete da scalare, è tondo, e circolare deve essere il movimento di chi vi sale, per trovare la via di salita bisogna sempre considerare tutto ciò che c’è a 360°;

  • tutti i movimenti, sia quelli in salita che quelli in orizzontale nascono dal bacino: i piedi servono per contrasto, e non si può pensare di salire con la forza delle braccia, la risalita deve avvenire senza sforzo, in maniera rilassata;

  • le corde devono essere sempre distese, in una sorta di “tensione” non rigida;

  • per alcuni aspetti la biomeccanica dell’albero e quella dell’essere umano si somigliano.


Perché ho scritto questo?


Bho, in effetti non lo so…


...forse perché dopo tre anni e mezzo di aikido ho sentito muoversi per la prima volta il mio bacino sopra un albero…sì, insomma…l’aikido entra nella vita di tutti i giorni e viceversa o forse l’aikido ci fa porre solo maggiore attenzione a quello che facciamo quotidianamente(?!?).