lunedì 20 giugno 2011

Come una pietra che rotola

[Articolo tratto da: simonechierchini.wordpress.com]

«Si come il ferro s’arrugginisce sanza esercizio, e l’acqua si putrefà o nel freddo s’addiaccia, così lo ‘ngegno sanza esercizio si guasta.»


Leonardo da Vinci, Codice Atlantico 289

Sembra che nella società moderna le azioni di un individuo debbano necessariamente seguire cicli comportamentali ben definiti. Inoltre pare che questi cicli siano separati gli uni dagli altri una volta per tutte. Considerando la vita di un individuo da un punto di vista esterno, esaminando i periodi della sua esistenza età per età, che cosa si vede? Fase 1 e’ l’infanzia e l’adolescenza, contrassegnata da gioco e spensieratezza, poi arriva la gioventù, fase 2, impegnata con lo studiare e fare esperienza, quindi c’e’ la fase 3, la maturità, caratterizzata da produzione e lavoro, infine, la fase 4, contraddistinta dalla pensione e l’inattività.
Gli eventi non sempre seguono questo ritmo, questo è vero, ma si può facilmente convenire che questo modello di esistenza che scorre attraverso compartimenti stagni è sicuramente il più comune.
Un adulto improduttivo è considerato un puro ostacolo per il funzionamento del processo sociale, quello che vive da giovane, senza preoccupazioni, è fuori moda, un hippy che disturba la vista dei più a causa del suo esempio pericoloso e fuorviante.
Un giovane che sia riflessivo e moderato corre un serio pericolo di essere giudicato malato: se non è impegnato a sufficienza a tifare, ubriacarsi e a correre appresso alle gonnelle, i genitori prenderanno seriamente in considerazione l’idea di mandarlo dallo psicanalista.
E che cosa dovremmo dire della gente anziana? C’è una risposta da dare ad un pensionato in cerca di qualcosa da fare per godersi il tempo che gli rimane? Tutto ciò che gli viene destinato è un divano e una tv.
Vi è un potente veleno nascosto dentro di noi, pronto a entrare nel nostro sistema quando uno meno se lo aspetta, ed è l’atteggiamento di lasciar rotolare le cose da sole, di scivolare via sugli eventi like a rolling stone. Un po’ alla volta si arriva a considerare tutto ciò che accade come il risultato dell’azione di un potere superiore e intoccabile, completamente al di fuori del proprio controllo. Così un sacco di gente non vive, fa finta di vivere, di volta in volta situata nel contenitore designato, come rinchiusi in una scatola, per finire degnamente nell’ultimo contenitore, il bidone della spazzatura.
Non abbiate paura, non sto chiedendo di fare la rivoluzione. Ce ne sono state molte e tutte hanno ottenuto un bel nulla. Un legittimo desiderio sarebbe quello di avere la possibilità di passare attraverso tutte le fasi della vita, quelle ancora rimaste, almeno, con un atteggiamento nuovo. Affrontare, accettare e vivere la vita pienamente attraverso le varie diverse fasi di essa. Dare un inizio nuovo di zecca al proprio sviluppo personale umano e culturale.
Al fine di mantenere il trend attuale, la società moderna ha bisogno automi che passino la loro vita collocati nel giusto contenitore, ove saranno funzionali al sistema, per nutrire il quale essi sono stati generati, addestrati, spremuti e buttati via. Ognuno dovrebbe espropriare il sistema e diventare nuovamente il proprietario della propria mente, realizzando che lo stupido processo che fa sprecare l’intera esistenza senza dare nulla in cambio può essere fermato ora. Tutto ciò che si deve fare è rimettere mano da capo allo sviluppo personale e culturale, rimettersi in gioco adesso, non importa se universalmente tutti sono convinti che il tempo a vostra disposizione per questo sia terminato.
Nella parola Aikido, l’arte marziale giapponese nata dalle ceneri del Ju-Jitsu, gli ideogrammi Ai-ki-do significano percorso, via, sviluppo personale in azione, perenne, per tutta la vita. Non è un caso che nella società contemporanea l’Aikido è una delle discipline meno conosciute e popolari, mentre le attività con nessun altro scopo che non sia quello ricreativo vanno alla grande in tutto il mondo – anche gli schiavi hanno il diritto di divertirsi un po’, ma senza pensare troppo! Tra gli appassionati di Aikido, i clubs più popolari sono molto spesso quelli gestite da persone che hanno trasformato l’Aikido in una danza ricreativa e il luogo della pratica (dojo) in una sorta di sala da tè, ove si va a sudare un pochino ma non troppo, ci si fa una chiacchierata, ci si fa belli di fronte al boss, e poi via a casa, freschi e pronti per mettersi in riga di nuovo come se nulla fosse successo. Non vi è assolutamente alcuna differenza tra il praticare Arti Marziali con questo atteggiamento e stare a casa a guardare la tivù.
Le Arti marziali possono diventare una sorta di grimaldello per scardinare il sistema e buttarlo fuori, come primo passo, dal possesso del nostro pensiero e del suo sviluppo.

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